Immagini dal Sannio: il leggendario e struggente amore sannita di Fonzo e Delicata

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Il manichino di Delicata nella torre Terzano, foto di copertina tratta da campobasso.italiani.it

San Valentino è una festa che mette d’accordo tutti, e il 14 febbraio in ogni angolo della terra si celebra l’amore, ancor di più di quanto lo si faccia nel resto dell’anno. Amore passionale, per il proprio partner, per la devota amata, ma in senso lato anche amore nei confronti dei figli e degli amici davvero cari e di tutti coloro che amano amare. C’è una leggenda molisana, nel cuore del Sannio, che probabilmente leggenda non è, ma storia vera e vissuta, molto sentita e amata dalle nuove generazioni, bellissima e struggente testimonianza di amore puro e giovanile contrastato con la forza. Una storia reale e concreta, dunque, che, secondo alcuni studi condotti dall’Associazione Trinitari e Crociati, ispirò William Shakespeare nella redazione dell’intramontabile Romeo e Giulietta. È risaputo, infatti, che le prime commedie shakespeariane furono influenzate dallo stile italiano, prettamente classico, e che dal 1594 presero la via del romanticismo, sovente con toni tragicomici. E fu questo il periodo in cui nacque il celebre racconto dei due amanti veronesi, i Montecchi e i Capuleti, sette anni dopo la morte di Delicata Civerra.

Campobasso, capoluogo di regione molisano, in occasione della giornata dedicata a San Valentino si tinge di rosso, grazie alla manifestazione Campobasso in Love, per celebrare l’amore certo, ma sulle struggenti orme di Fonzo Mastrangelo e la suddetta Delicata, evento che dà appuntamento a un attesissimo flashmob che coinvolge tantissime coppie che, accompagnate da una suadente colonna sonora musicale eseguita dal vivo, si scambiano un lungo bacio d’amore, della durata di circa un minuto, sotto una pioggia di coriandoli, accompagnati dalla romantica atmosfera di danze e performance aeree, e da un toccante reading della storica leggenda di Fonzo e Delicata. La storia dei due sfortunati amanti ha radici nella Campobasso medievale ove, nel cuore del borgo antico, è possibile visitare le mura della casa di Delicata. Un frate francescano, padre Gaetano Jacobucci, con un dramma teatrale a sua firma ha addirittura portato in scena, con la compagnia teatrale La Bottega dell’Attore di Colle dell’Orso, le tristi vicende dei due giovani.

Nel 1504 Andrea de Capoa, feudatario di Campobasso, concesse ai suoi sudditi di costruire, al di fuori delle mura, un tempio alla Trinità. Fu così che nacque la Congrega dei Trinitari formata dai “cittadini ragguardevoli e per finanze e per stirpe” che erano arrivati da Napoli al seguito del nuovo signore. Sin da subito, l’Universitas si scisse in due parti: i Trinitari e i Crociati. Le due confraternite erano in continua lotta per il predominio sulla città e spesso nascevano lotte intestine e risse. Era il 1587 quando Delicata, una ventenne di famiglia Crociata, fragile e molto bella, e il giovane trinitario Fonzo si innamorarono. Fonzo viene ricordato come un giovane “che sapeva ben maneggiare la spada, di bel garbo, forbito nella parola, uomo di studio”. Pare, infatti, che conoscesse a memoria i versi di Dante e di Petrarca e che soleva declamarli alla sua Delicata. I due giovani cercarono in ogni modo di persuadere i rispettivi genitori a voler dare il consenso per il loro matrimonio. Ma era tutto inutile, poiché erano assolutamente vietati i matrimoni fra i giovani delle diverse congreghe. Entrambe le due nobili famiglie non volevano incorrere ne “lo scandalo di sì disdicevole maritaggio”. Un pomeriggio, mentre Delicata conversava con Fonzo, comparve improvvisamente Andrea, il padre della giovane donna, proprio mentre Alfonso porgeva un piccolo mazzo di fiori all’amata. Il gesto fece andare su tutte le furie Andrea che, furibondo, minacciò il giovane trinitario e trascinò via la figlia. Delicata chiese invano perdono, ma il severo genitore non si impietosì e la fece rinchiudere nell’umida torre Terzano, ove ben presto la giovane si ammalò. L’unico conforto che aveva era quello che le veniva dalla sua intima amica Fiorella Sinibaldo che, di tanto in tanto, poteva andare a trovarla. Lo zio paterno di Delicata, don Nunzio Civerra, parroco di San Giorgio, “uomo dabbene, caritatevole ed umile, stimato e ben voluto sia dai Trinitari che dai Crociati” cercò invano di far ravvedere il fratello. Fu soltanto così che Andrea pose Delicata di fronte a una scelta: sposare un Crociato oppure prendere il velo monastico. Delicata, di fronte a questo inaccettabile aut aut, rifiutò entrambe le proposte. Intanto Fonzo, non sopportando più tanto dolore, si offrì al combattimento in nome del Signore e partì per la Francia.

Campobasso, la casa di delicata Civerra, foto di copertina tratta da fulldassi.it

Il tempo, in città, trascorreva macchiandosi di sangue e di violenza. L’odio fra le due fazioni cresceva sempre di più, e il periodo duro e turbolento sembrava non aver mai fine. Si giunse alla Quaresima del 1587, quando venne a Campobasso, per le prediche quotidiane, padre Geronimo da Sorbo che convinse Crociati e Trinitari a riappacificarsi. Una pace, che sembrava non dover mai avvenire, alla fine arrivò e per l’occasione vi furono lunghi festeggiamenti tra i cittadini. Non solo: fra i giovani delle opposte confraternite furono celebrati ben 67 matrimoni, segno di amori fatti tacere per troppo tempo nei meandri del proprio cuore, senza la possibilità di essere vissuti. Delicata, però, era gravemente ammalata e non poté mai partecipare a questa gioia. Padre Geronimo accorse al suo capezzale, per consolarla e per convincere sui padre Andrea a perdonarla. E ci riuscì: Andrea perdonò la giovane figlia, pur essendo troppo tardi. La sera del 12 marzo 1587 padre Geronimo portò i Sacramenti alla giovane e tutti si riunirono intorno a lei per darle conforto. Improvvisamente, tra un clamoroso scalpitio di cavalli, entrò Fonzo Mastrangelo che, appena saputo della pace tra le confraternite, si era precipitato a Campobasso. Il giovane si gettò singhiozzante ai piedi del letto e, dopo aver preso dolcemente la mano della povera amata, le infilò un anello al dito, giurandole amore eterno. La ragazza, accennando un sorriso, gli strinse la mano e gli sussurrò poche dolci parole prima di morire. Tra i pianti di tutti i presenti, Fonzo urlò: “Delicata! Delicata! Domani il convento avrà un cappuccino in più”! E fu così che Delicata fu sepolta, con solenni funerali, nella chiesa di San Giorgio mentre Fonzo partì per Roma, dove vestì l’abito francescano, e dove, nel 1599, morì ancora giovanissimo. Nella navata destra della chiesa campobassana di San Giorgio, fino a non molto tempo fa era visibile la tomba di Delicata Civerra. Nella parrocchia di San Leonardo, invece, esiste un libro della chiesa di San Giorgio che contiene le “Annotazioni dei defunti di Campobasso” dal 1514 al 1711. A pag. 90, al rigo 8°, vi è riportata la data della morte di Delicata Civerra: † 1587.









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