Il Cantico delle Creature, il commosso inno alla potenza di Dio

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Si tratta, molto probabilmente, del primo testo poetico in volgare italiano giunto sino a noi e si presenta come una lauda in cui il Santo scioglie un commosso inno alla potenza di Dio, attraverso l’elenco degli elementi del creato che vengono quasi invitati a unirsi a lui in una preghiera comune. Comunemente chiamato Cantico di frate sole e Laudes creaturaru, si tratta di una preghiera che si rivolge a qualsiasi di questi elementi, nominati come fratelli e sorelle, perché parte della nostra vita, figli dello stesso Creato. Dopo un primo inno alla potenza del Signore segue l’elenco degli elementi del creato che devono concorrere alla lode di Dio, a cominciare dagli astri (sole, luna e stelle), per poi citare i quattro elementi naturali, ovvero l’aria come vento, l’acqua, il fuoco, la terra, ciascuno dei quali è visto come qualcosa che fornisce agli uomini ciò di cui hanno bisogno per vivere. L’ultima parte sposta l’attenzione sull’uomo e sulla sua natura mortale.

Il componimento risale agli ultimi anni di vita di S. Francesco d’Assisi, tra il 1224 e il 1226, e secondo un’ipotesi sarebbe stato scritto in due momenti successivi, di cui il secondo nell’imminenza della morte. Si pensa, infatti, che risalgono ad allora gli ultimi versi sulle malattie e la morte, che stonano e sono assolutamente diversi rispetto alla serena contemplazione della prima parte. Un componimento scritto in lingua volgare umbra con l’inserzione di molti latinismi. Un testo che ha fatto la storia della Letteratura italiana, interpretato numerose volte in prosa, sia nella versione originale che in adattamenti alla lingua italiana moderna. Tra le interpretazioni, è possibile ricordare quelle di Arnoldo Foà, di Nando Gazzolo e di Benedetta Valanzano.

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare
.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.









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