Immagini dal Sannio: Roccamandolfi, la piccola perla dei monti del Matese

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Castello e panorama di Roccamandolfi, foto di copertina tratta da www.visitmolise.eu

Roccamandolfi è una piccola perla nel cuore dei monti del Matese, a 900 metri tra i confini delle province di Isernia e Campobasso. Siamo in Molise, nella Pentria tutta da visitare, esplorare e scoprire. Il toponimo ha una caratteristica derivazione longobarda: Rocca Maginulfa ossia “Rocca di Maginulfo”, membro di famiglia reale che ricopriva la carica di Castaldo d’Aquino al termine del IX secolo. Nel periodo dei Longobardi, il luogo era parte della Contea di Bojano, e in seguito, durante la dominazione normanna, divenne parte della Contea del Molise. È un bel paese pittoresco, immerso fra distesi boschi e rigogliosa natura, che si presenta con le casette arroccate intorno alla chiesa, portici, fontane e vicoletti ancora nella loro versione più antica.

Le prime notizie attendibili che si hanno sul castello di Roccamandolfi risalgono al 1195, anno in cui era in corso la guerra fra le truppe sveve dell’imperatore Enrico VI e quelle di Tancredi D’Altavilla, intenti a contendersi il Regno di Sicilia. Il feudo fu protagonista degli eventi accaduti nel 1221 nella famosa guerra del Molise, quando il conte Tommaso di Celano vi trovò rifugio. Una scelta tutt’altro che felice, perché questi fu costretto a lasciare la fortezza che subì un lungo assedio. Al termine di questo difficile periodo, le terre del Celano furono confiscate. Le mura del feudo erano tipicamente difensive, molto spesse e protette da ben cinque torri, una delle quali decisamente più grande e imponente delle altre. La rampa di accesso, scavata direttamente nella roccia, immetteva in un grande atrio e il piano di residenza dei nobili e gli spazi destinati al magazzino e agli armigeri erano certamente abbastanza grandi da contenere riserve alimentari per un lungo periodo. Dell’antica roccaforte, purtroppo, rimane poca cosa. Nel 1221, Federico II ne ordinò la distruzione proprio per evitare una resistenza a oltranza al suo potere, e l’ordine finale venne eseguito nel 1270 per volere di Carlo D’Angiò.

Roccamandolfi è un simpatico e caratteristico borgo che sotto a un arco rinascimentale conserva, al centro dell’abitato, una croce stazionaria in pietra che è il più vecchio monumento presente. Nell’epoca medievale era usuale innalzare croci, di norma vicino alle piazze, alle chiese, all’entrata del paese, al confine tra due paesi o tra due proprietà, o ancora nei luoghi dove si tenevano adunanze pubbliche, fiere e mercati. La croce di Roccamandolfi ha i bracci di uguale lunghezza ed è inserita in una cornice circolare con decorazioni di foglie geometriche. Un’opera da far certamente risalire all’Alto Medioevo, anche se alcuni caratteri, quali la mancanza di proporzioni, potrebbero collocarla a un’epoca antecedente. Il Cristo che è rappresentato su una delle facce della croce indossa un abbigliamento molto diverso dalle classiche rappresentazioni iconografiche: le braghe a mezza gamba, ad esempio, sono certamente un’eccezione che non trova riscontro in nessun’altra crocifissione. La chiesa madre di Roccamandolfi, di chiara fattezza barocca a una navata, è dedicata a San Giacomo Maggiore. In essa si venerano le reliquie di San Liberato e all’interno sono custoditi anche un altare settecentesco, una scultura lignea di Di Zinno e un’originale acquasantiera rinascimentale con un serpente attorcigliato sul fondo che simboleggia il peccato.

Il ponte tibetano, foto di Mattia Iannone

Roccamandolfi è una località molto scelta dagli appassionati dello sport e della natura. Trekking, torrentismo, sci nordico e camminate sono le attività più ricercate nel borgo. Chi ama passeggiare e respirare le bellezze paesaggistiche, architettoniche e naturalistiche che li circonda, può intraprendere un percorso molto particolare e suggestivo che parte dal castello longobardo e, passando lungo un tragitto caratterizzato da sentieri montuosi, boschi e ruscelli, arriva fino al caratteristico ponte tibetano, un piccolo, grande capolavoro di ingegneria e carpenteria metallica sospeso nel vuoto sul paesaggio roccioso caratterizzato dal canyon scavato dal fiume Callora. Questo ponte è una rarità nella zona e ultimamente sembra uno delle attrazioni più gettonate anche da personaggi famosi che sempre più spesso scelgono il turismo di prossimità dei piccoli borghi, come quelli molisani. Qua e là si scorgono selfie e fotografie in posa proprio vicino al rinomato Ponte: un percorso adrenalinico che consente di apprezzare la rigogliosa natura che c’è intorno. Passeggiare con il brivido del vuoto, respirando aria fresca, pulita e genuina, toccando l’alta quota, circondati dalle pareti rocciose, è un motivo in più per andare a visitare questo suggestivo paese di una regione che diventa sempre più bella.









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