La vendemmia turistica, opportunità esperenziale a firma di Città del Vino

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Settembre, tempo di vendemmia! I vigneti si riempiono di profumi, di colori e sapori e l’antica attività della raccolta dell’uva resta sempre uno dei momenti più condivisi e amati dalle comunità. A tal proposito, quest’anno c’è una grande novità a firma dell’Associazione nazionale Città del Vino, regolamentata lo scorso 12 luglio: la vendemmia turistica, attività legata al mondo enoico che ha tutte le potenzialità per potersi espandere nell’intera penisola. Si tratta del nuovo trend in fatto di enoturismo, una straordinaria possibilità di far partecipare personalmente i turisti del vino alla raccolta dell’uva tra i filari. Il progetto è diventato una fattiva opportunità grazie al protocollo d’intesa sottoscritto dall’Ispettorato nazionale del lavoro e Città del Vino.

“Regolarizzare la vendemmia turistica – ha precisato Angelo Radica, presidente dell’associazione significa dare un importante impulso all’enoturismo, che in Italia vale già un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro e 14 milioni di presenze, ed è un’opportunità ulteriore per tutti i territori enologici. Grazie a questo accordo, le cantine avranno tutta la tranquillità di far svolgere in sicurezza per i turisti una esperienza turistica, senza incorrere in spiacevoli equivoci con le autorità preposte ai controlli sul lavoro”.

Un concept probabilmente sconosciuto, che fino allo scorso luglio era regolamentato solo dalle regioni Piemonte e Friuli Venezia-Giulia. E proprio il Friuli lo scorso 1 settembre ha fatto da apripista con un progetto di vendemmia turistica didattica, organizzata dal coordinamento regionale delle Città del Vino e dall’Agenzia di promozione turistica regionale. Nulla a che vedere con un rapporto di lavoro, ma la possibilità, per i numerosi turisti del vino italiani, di vivere un’avventura culturale e ricreativa a stretto contatto con la raccolta e la produzione. L’enoturismo, del resto, è un fenomeno in costante crescita, e già propone una offerta ormai consolidata di servizi e accessori che avvicinano al mondo del nettare di Bacco, dando la possibilità di vivere esperienze in cantine aperte, visitare le bottaie, godere di relax e degustazioni tra i filari, pernottamenti in campagna e percorsi turistici nei tradizionali centri del vino italiani.

“Una nuova opportunità che va a dare un maggiore slancio al settore del turismo del vino e dell’ecoturismo – la dichiarazione di Floriano Panza, ambasciatore di Città del Vino, coordinatore di Sannio Falanghina – Città Europea del Vino 2019 – Una novità che può aprire nuovi scenari nell’industria enoica e che può diventare una esperienza diversa per i tanti visitatori in giro per cantine e vigneti”. 

La vendemmia turistica, infatti, dà la possibilità di vivere un contatto diretto con la raccolta dell’uva. Si tratta di un’attività non retribuita, di breve durata ed episodica in specifiche aree, preferibilmente correlate con il soggiorno in strutture locali e/o visite e degustazioni in cantine locali, all’interno di un’offerta turistica integrata. Il Protocollo precisa che non può essere corrisposto ai turisti alcun emolumento, né in denaro né in natura, e che l’attività, non lavorativa bensì ricreativa, è limitata a poche ore e non può ripetersi per più di due volte nella stessa azienda nell’arco della stessa settimana. Le attività si svolgeranno sotto la supervisione di tutor qualificati o di personale aziendale con una formazione adeguata, i quali dovranno mettere a disposizione indumenti, calzature e attrezzature e garantire il rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza, con la sottoscrizione di un’assicurazione per responsabilità civile nei confronti dei turisti, e il perseguimento delle finalità culturali e ricreative dell’evento.

E ancora, nel Protocollo si legge che “i filari della vendemmia turistica devono essere resi riconoscibili e distinguibili dai luoghi ove i vendemmiatori professionisti svolgono la vendemmia ordinaria, con l’apposizione di idonei cartelli”.

“È importante che le aziende vitivinicole sannite adottino il progetto e sono curioso di vederne gli eventuali sviluppi – ha proseguito Panza – Potrebbe essere un ulteriore tassello di crescita del nostro territorio vitivinicolo, da adottare in continuità della straordinaria avventura che è stata Sannio Falanghina nel 2019. Il progetto può trasformarsi in un’ottima leva di sviluppo turistico della zona, un modo per lavorare incessantemente nella creazione di un vero e proprio distretto del turismo del vino”.

“La vendemmia turistica – ha concluso – potrebbe diventare una nuova mission per le nostre aziende vitivinicole. È necessario fare network nei settori del turismo esperenziale e culturale, con l’unico obiettivo di potenziarlo, attraverso un processo di aggregazione territoriale che favorisca e sviluppi sinergie tra le diverse aziende. Le radicate tradizioni, i nostri costumi e i nostri saperi possono diventare patrimonio collettivo e fare fattor comune al fine di valorizzare le nostre terre. Sarebbe un ulteriore punto a favore per la crescita di un territorio che ha tutte le carte in tavola per volare e puntare sempre più in alto”.









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