La diffusione del culto micaelico e le grotte di Faicchio e Gioia Sannitica

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La grotta di San Michele di Faicchio

Uno dei santi per eccellenza è senza dubbio San Michele, santo non umano in quanto è un angelo, per la precisione un “Arcangelo”, messaggeri straordinari dell’Altissimo. Gli angeli, invece, sono i suoi normali messaggeri. Michele è stato colui che ha combattuto contro l’angelo ribelle Lucifero, dapprima accanto a questi nel comandare le milizie celesti, in seguito determinandone la caduta agl’ Inferi, ed è colui che nell’iconografia tradizionale conficca la lancia sul corpo del diavolo.

Il culto si diffuse maggiormente a seguito della dominazione longobarda. I Longobardi vedevano nell’angelo guerriero un modello che ben rappresentava il loro modo di essere e la loro cultura barbarica. L’angelo guerriero, alato, in armatura, soldato valoroso e potente che con la sua spada o lancia sconfigge il demonio spesso nelle sembianze di drago, simbolo del male.

Il culto micaelico, però, è anteriore al Cristianesimo e la sua origine è da ricercarsi nel mondo greco e bizantino. La sua stessa fortuna avutasi più nelle zone a sud della penisola che al nord di essa, è dovuta sicuramente alla vicinanza all’Oriente delle coste meridionali, alla mediazione culturale bizantina, alle crociate ed ai viaggi in Terra santa dei pellegrini medioevali.

San Michele somma tanti culti preesistenti, ad esempio la figura egizia dell’Hermes psicopompo che accompagnava le anime nell’aldilà, l’angelo dell’acqua nell’ebraismo, l’angelo vessillifero di origine bizantina. Ancor prima di essere rappresentato come angelo guerriero, era riconosciuto come l’angelo della giustizia che separa il bene dal male ed al posto della lancia e della spada era raffigurato con nelle mani un globo ed una bilancia.

Il luogo riconosciuto per acclamazione di massimo culto è la grotta sul Gargano in Puglia dove dal 490 al 1656 si concentrarono le sue apparizioni e furono i Benedettini ad operarne la massima diffusione e ad elevare la sua figura a modello di fede nella lotta al paganesimo. Da Monte Sant’Angelo sul Gargano il culto si diffuse in tutti i paesi cristiani e specialmente in Germania ed in Francia dove il famosissimo santuario di Mont Saint Michel trae origine da reliquie provenienti dal Gargano.

Sul monte Erbano nel comune di Faicchio si trova una grotta dedicata al culto micaelico. La grotta venne adibita al culto dell’arcangelo Michele dai Longobardi intorno al 700; un’altra grotta dedicata a San Michele nacque nella vicina Gioia Sannitica, presso la frazione Curti. Secondo la tradizione, l’Arcangelo, ai tempi di papa Gelasio I (492-496) vi apparve ai fedeli. Questo antico luogo di culto conserva ancora tracce di affreschi ed è raggiungibile dopo una decina di minuti di cammino dall’abitato Curti.

Numerose sono le grotte dedicate al Santo e la sua figura come protettore è stata acquisita da migliaia di paesi, città, chiese, comunità e luoghi di culto nel mondo; resta curioso come durante il Medioevo, San Michele si trasformò in un più generico angelo. Molti paesi si chiamarono per questo Monte Sant’Angelo, Sant’Angelo in Formis e altri ancora. Lo stesso San Michele finì per svettare a Roma da un castello che si chiama Castel Sant’Angelo.









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