Monte Cigno, una Machu Picchu sannita come quella peruviana

Condividi articolo

Dopo Cerreto Sannita, seguendo la strada che porta al Matese, un’aspra vetta domina la vallata in cui scorre, aprendosi la strada fra le rocce, il torrente Lavello: il Monte Cigno. Numerosi studi hanno attestato che sulla vetta del poderoso massiccio un tempo sorgeva una città sannitica abitata anche in epoca romana e che, forse, ebbe fine durante la Guerra Gotica (535-553) che vide la penetrazione di genti di stirpe germaniche nell’antico Sannio. La presenza di genti di origine germanica è attestata dal toponimo Guardia che troviamo nei paesi di Guardia Sanframondi, Guardiaregia, Guardia di Campochiaro.

L’abitato doveva essere piuttosto consistente e il suo circondario si allargava fino ai confini di Cusano, Pietraroja, Cerreto sino a includere il territorio di Guardia Sanframondi. La città era raggiungibile da una strada scavata nei fianchi del monte seguendo il corso del Lavello attraversato almeno da tre ponti. L’abitato si sviluppava in altezza per mezzo di terrazzamenti che salivano dalla cinta muraria all’acropoli, le terrazze ospitavano le abitazioni e le cisterne per l’approvvigionamento dell’acqua. Sicuramente la città dovette ospitare un tempio di cui sono stati ritrovati resti delle mura e secondo alcuni massimi studiosi la Rocca del Monte Cigno dovette essere la città di Cingulum citata da Plinio.  

Il nome Cigno sembra derivare da cingulum, cintura, a indicare la forma sinuosa del torrente Lavello che ricorda una cintura che stringe la montagna, e cingulani erano gli abitanti del vasto comprensorio montano che andava da Saepinum a Guardia Sanframondi attraverso la mulattiera che passando per la Madonna della Libera, sopra Cerreto, metteva in contatto Sepino con Morcone. La chiesetta denominata Madonna della Libera in Cerreto Sannita si trova alla confluenza di una mulattiera che dista circa 9 Km da Morcone e 14 da Sepino, un tempo chiamata Santa Maria in Campo de Fiore, ed è stata edificata su un tempio romano dedicato alla dea Flora.

Oggi una strada nuova passa in galleria sotto la montagna in parte alla gola del Titerno, sulla sinistra seguendo la vecchia strada si trova l’abitato di Civitella Licinio che gli abitanti chiamano Civitella de lu Cigno, forse a ricordare il lontano passato quando sulla vetta del monte del Cigno svettava una città grande e ricca: una Machu Picchu sannita come quella peruviana. A proposito Machu Picchu significa “Montagna Vecchia”.









Print Friendly, PDF & Email