Immagini dal Sannio: i Campanarielli e i ghiacciai della Valle del Fondacone

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La Valle del Fondacone e i suoi nevai, foto di Massimo Martusciello

Non so quanti possano immaginarlo, ma in Molise sono presenti molti nevai. Sì, proprio così: metri e metri di neve accumulata che non si sciolgono quasi mai, e che non si trasformano in ghiaccio. Non è facile accedervi perché si trovano nascosti nelle gole più impervie del massiccio del Matese, e prima di poterlo fare è necessario studiare bene le condizioni meteo e la quantità di neve presente. Uno di questi accumuli si trova nel territorio di Roccamandolfi, piccolo borgo di circa 800 abitanti in provincia di Isernia, patria di briganti, nel cui territorio ricade la vetta più alta del massiccio matesino, il monte Miletto. Si tratta di una zona paesaggistica tra le più ricche e belle in regione, dove regna il silenzio e si possono sentire solo il vento e il proprio respiro.

E oggi siamo qui, in un angolo di questa catena montuosa, a solo qualche chilometro in linea d’aria da Campitello Matese, più turistica e forse commerciale, spesso chiassosa e frenetica. In questo angolo di paradiso che invece vi presento sembra di essere isolati dal caos e dalla frenesia della quotidianità. A distanza di pochi chilometri in linea d’aria vi sono diversi circhi glaciali matesini, con un’attività sicuramente precedente all’ultima glaciazione: uno di questi sfocia nella Valle del Fondacone, caratterizzata da un fascino unico, con la forra a strapiombo sul nevaio, e i suoi Campanarielli, due guglie collegate fra loro da uno strettissimo valico: il Campanariello di Monte e il Campanariello di Valle, quest’ultimo più aereo e sottile.

I Campanarielli, foto di copertina di Francesco Raffaele

I Campanarielli sono due formazioni naturali che richiamano la forma di campane rocciose, dal carattere più alpino che appenninico. Più si prova a risalirli e più, ovviamente, la pendenza aumenta, mentre la neve comincia a essere molto pesante. La Valle Fondacone era sede di un ghiacciaio pleistocenico la cui calotta si estendeva a ridosso della cresta che procede da Colle Tamburo, di 1982 metri, fino ai 2050 del monte Miletto. Tra le due cime c’è il Monte Forca di Cane, 1927 metri, dal quale si sviluppa il circo glaciale del Fondacone, con un ramo stretto detto Scaricaturo perché altro non è che un ricettacolo di distacchi di neve e ghiaccio dalle pareti sovrastanti. Era lì che la gente di Roccamandolfi conservava le vivande, al fresco della neve e della sorgente che vi scorreva. Un modo tutto naturale di una vita dedita alla semplicità. Bisogna equipaggiarsi di corde e forza fisica per arrivare al nevaio naturale ove, tra due ripide pareti, si accumula la neve portata dal vento durante e dopo le tormente. L’esposizione del Matese in questa particolare area e la presenza dei muri rocciosi impediscono al sole di sciogliere la neve che si accumula fino a raggiungere diversi metri di altezza, spesso anche a settembre. Ovviamente, si parla di un tratto di paesaggio meraviglioso e incontaminato. Poco prima di un precipizio di alcune decine di metri, vi sono due piccole cascate che arricchiscono ulteriormente lo straordinario spettacolo prodotto dall’erosione e dagli agenti atmosferici, all’ombra dei Campanarielli. L’acqua scende da due grotte carsiche che sono meta di gruppi di speleologi. Insomma, chi ama la montagna o semplicemente la vita all’aria aperta non può che trovare fascino e ristoro nella visita di questo meraviglioso luogo.









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