Immagini dal Sannio: la Tabula Alimentaria dei Liguri Bebiani e la cultura vitivinicola

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In copertina, particolari della Tabula, foto di repertorio

“I consoli P. Cornelio e M. Bebio che nel frattempo non avevano compiuto nulla di importante inerente al consolato condussero l’esercito nel paese dei Liguri Apuani. I Liguri che fino all’arrivo dei consoli nella provincia non si attendevano punto di dover combattere, attaccati di sorpresa, si arresero tosto, in numero di circa 12000 – I consoli, dopo aver prima consultato il Senato, presero la decisione di deportarli lontano dai monti, (Alpi Apuane, da cui il loro originario nome) sì che non potessero nutrire speranza di ritorno, in territorio di pianura, convinti che questo fosse l’unico mezzo per porre veramente fine alla guerra in Liguria. Nel Sannio c’era un territorio di proprietà della repubblica, già appartenente ai Taurasini; quello i consoli designarono come la nuova sede dei Liguri Apuani; ordinarono perciò ad essi di discendere dalle loro montagne con i figli e le mogli e di portare seco tutti i loro averi. Più volte i Liguri, per mezzo di incaricati pregarono e supplicarono di non essere costretti ad abbandonare le loro case, la terra dove erano nati, le tombe dei loro morti; consegnavano le armi, offrivano ostaggi. Ma poiché non ottenevano nulla e non avevano forze sufficienti per ribellarsi, ubbidirono agli ordini. A spese pubbliche vennero deportati circa 40000 uomini di libera condizione con le donne e con i figli. Vennero dati loro 150000 denari d’argento perché potessero acquistare cose di prima necessità nelle nuove sedi. La divisione e l’assegnazione dei poderi fu compiuta da quegli stessi che avevano curato la trasmigrazione, Cornelio e Bebio: dietro loro richiesta però il Senato nominò cinque esperti che li consigliassero. Portata a termine la non indifferente impresa i consoli condussero l’esercito a Roma. Il Senato decretò ad essi il trionfo, e furono i primi che ottenessero quell’onore senza aver combattuto”. (Tito Livio)

Circello è un piccolo centro rurale del Sannio beneventano, le cui origini sono da rintracciare in epoche molto remote. Il suo territorio vide il dominio dei Sanniti Pentri, nell’antico Sannio Irpino, e l’intera zona veniva chiamata Taurasia. Quando l’area dell’Alto Sannio fu conquistata dai Romani, al termine delle guerre sannitiche, il territorio di Circello divenne Ager publicus di proprietà del popolo romano. Ed è proprio a quel periodo che risalgono i reperti archeologici rinvenuti negli scavi effettuati in particolare in contrada Macchia, a pochi chilometri dal centro urbano del paese, in passato sede di Bebio, l’antica capitale dei Liguri Bebiani, qui deportati nel 181 a.C. dai consoli romani Marco Bebio Tamfilo, come ci racconta Tito Livio nel suddetto stralcio tratto da Ab Urbe condita. La città dei Liguri fu molto importante a livello amministrativo e commerciale, anche se pian piano perse la sua importanza. Col trascorrere degli anni, infatti, si trasformò in un piccolo villaggio, con un probabile incendio del rimanente villaggio ancora esistente a Macchia. Distruzione da imputare molto probabilmente ai Saraceni, che per lungo tempo infestarono tutto il Sannio. I Liguri superstiti si rifugiarono nei territori più vicini alla loro antica città, dando vita ai vari centri di Macchia, Casaldianni, Forcellata. Un gruppo di questi superstiti si stabilì presso il promontorio roccioso sul quale sorge l’attuale centro abitato di Circello, anzi Cercellum, toponimo dato dall’abbondanza di querce secolari nei dintorni del nuovo centro, come del resto in tutto l’Alto Sannio. Dal termine Quercetum, a Cercetum, a Cercellum a Circello.

Circello, scavi in località Macchia: foto di Fiore Silvestro Barbato

A testimoniare la presenza di questa colonia nel territorio resta la famosa Tabula Alimentaria Bebiana ritrovata proprio a Macchia nel 1831, in un fondo appartenente al cavalier Giosuè De Agostini, trascritta per la prima volta nel 1845 da Raffaele Garrucci. Si tratta di un reperto bronzeo di straordinaria rilevanza, che costituisce il testo epigrafico più importante non solo di Benevento, ma di tutta l’Italia meridionale. È la regina inscriptionum del Sannio, risalente all’anno 101, nel quale era console Articuleio Peto, citato nell’intestazione. Nella tabula sono elencati i fondi e i proprietari ai quali era stata concessa, per volontà dell’imperatore Traiano, una somma di denaro in prestito, all’interesse del 2,5%. Per mantenere almeno i bambini nei periodi di crisi e carestia, l’imperatore dava a ogni città una determinata somma che doveva essere distribuita ai cittadini, vincolati da una ipoteca, l’obligatio praediorum. Questo il motivo per cui in uno dei pannelli dell’Arco Traiano di Benevento, l’imperatore compare circondato da bambini.

L’Insitutio Alimentaria traianea, dunque, non la ritroviamo soltanto sulla colonna traiana, ma anche in questa testimonianza archeologica sannita, con importanti indizi geografici e del mondo agricolo del tempo, in un periodo storico difficile per l’agricoltura. Nella tavola dei Liguri Bebiani, la Institutio viene descritta come opera di indulgentia dell’imperatore nei confronti dell’Italia. Un modo per prendersene cura, per tenerla ancorata sotto alla sua egida, tenendola al centro dell’impero, preservandone l’economia e l’andamento socio-economico-militare. La Tabula, alta circa due metri e larga un metro, è oggi visibile presso il Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano. Si tratta di una grande testimonianza che mette ancor di più enfasi sul patrimonio agricolo del nostro Sannio, testimoniato anche dai tanti successi acquisiti grazie alle sue ricchezze agricole, vitivinicole, enfatizzate soprattutto dallo straordinario successo che è stato nel 2019 Sannio Falanghina – Città Europea del Vino.









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