Immagini dal Sannio: la zampogna di Scapoli, uno dei borghi più belli d’Italia

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In copertina, una zampogna di Scapoli. Foto di Ciro Ferrigno

Scapoli è un delizioso paese in provincia di Isernia che non raggiunge i mille abitanti, a ridosso delle Mainarde e della Valle del Volturno, che attorno a sé annovera bellezze naturali e paesaggi suggestivi e che rientra nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Molto probabilmente il toponimo deriva da Scopulus, il cui significato è rupe o scoglio, ma è probabile anche che derivi da Scapulae che invece vuol dire falde, declivio di un monte. Data la sua posizione e conformazione, entrambi i termini sono plausibili. Inizialmente era un feudo ecclesiastico dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, il cui primo insediamento risale alla prima metà del IX secolo. È certamente considerato uno dei borghi più belli d’Italia, le cui vicissitudini storiche sono riportate nel Chronicon Vulturnense, codice miniato realizzato dopo il 1100, nel quale si afferma che nell’VIII secolo il sito dell’odierno paese era una vasta distesa vegetativa e che solo nella metà del IX secolo nacque l’insediamento del Castrum Scappili. Il suo impianto medievale è ancora ben evidente e presenta agli occhi del visitatore un tessuto urbanistico in cui domina principalmente Palazzo Marchesale dei Battiloro, nel cui interno si possono ammirare uno scalone e un grande e maestoso camino in pietra.

Il Cammino di Ronda è una suggestiva passeggiata panoramica che segue tutto intorno il profilo della morgia sulla quale sorge il bel borgo molisano, ai piedi del quale si trova una bella chiesetta in pietra, quella di San Giovanni, che conserva preziosi affreschi e le statue di Sant’Antonio di Padova e di San Giorgio. La chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire, ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, ha un bellissimo portale con rilievi sull’architrave e un’iscrizione che testimonia l’antichità del monumento. Nel 2019, Skyscanner ha inserito Scapoli tra i venti paesi più belli d’Italia, Eccone la presentazione: “Qui si può gustare il Raviolo Scapolese, una delizia molisana che conquista al primo assaggio. Partite alla scoperta delle bellezze della provincia di Isernia e del centro storico di Scapoli, famoso nel mondo per essere la patria della zampogna. A questo strumento tradizionale è stato dedicato un museo che ha saputo rilanciare l’economia cittadina attraverso il turismo culturale: l’antica fabbricazione della zampogna è ancora viva in città, grazie alla presenza di abili artigiani che si tramandano il sapere di generazione in generazione. Un paese ricco di curiosità, dove è possibile ammirare la raffigurazione di un Cristo racchiuso in una mandorla nel bellissimo affresco della Chiesa di San Giovanni, e le mura a strapiombo sulla roccia del Palazzo Marchesale dei Battiloro“.

Scapoli è famoso anche in ambito internazionale proprio per essere la Capitale della Zampogna. Qui non risiedono solo abili suonatori, ma è radicata e sopravvive l’antica tradizione della fabbrica delle zampogne, grazie a un buon numero ancora presente di artigiani che da generazioni si tramandano le tecniche di costruzione, mantenendo in vita questo strumento musicale. Parliamo di uno strumento di origine antichissima che nei secoli ha accompagnato i pastori nei loro spostamenti periodici, nelle varie fasi della transumanza. E qui, non dimentichiamolo, siamo proprio nella terra in cui i ricordi pastorali di transumanza sono ben vivi. Il suo suono è ancora molto comune e particolarmente familiare perché preannuncia l’avvento del Natale. Eppure la zampogna non vuol dire soltanto festività natalizie; questo strumento, infatti, vanta una tradizione lunghissima, che ci riporta indietro nel tempo fino alla Roma imperiale. Era suonato da Nerone e una leggenda narra addirittura che Giulio Cesare riuscì a sconfiggere i Britanni proprio grazie al suono ancestrale delle zampogne che spaventarono i cavalli dei soldati nemici. Certamente si tratta di uno strumento legato alla civiltà contadina e per questo considerato molto umile. Soprattutto nel Sud Italia, in Calabria, in Molise e in Campania, la tradizione legata agli zampognari è molto forte e radicata, ma se guardiamo l’etimologia vediamo che si tratta di un nome che deriva dal greco e che a sua volta è passato nel latino come symphonia, da cui sampogna.

Un vicolo di Scapoli, foto di Teresa Trancoso

Oggi come oggi l’immagine della zampogna è stata fortemente rivalutata e nel paese di Scapoli la tradizione è davvero radicata. Nel bel borgo molisano attualmente si realizzano due tipi di zampogne: la zoppa, che ormai non viene suonata praticamente più, e il modello attualmente più diffuso e suonato nell’Italia meridionale, la zampogna a chiave, quella più nota e prodotta in maggiore quantità, costituita da due chanter di lunghezza diseguale, due bordoni, ance doppie, due campane e dall’otre. Per la realizzazione dello strumento si utilizzano maggiormente il ciliegio per le campane, e l’ulivo, l’acero, il sorbo, il prugno o l’albicocco per i fusi dei chanter e i bordoni. L’ebano è certamente il legno che la rende più pregiata, ma è anche quello più difficile da reperire. Per realizzare gli otri, solitamente si ricorre alle camere d’aria per le auto rivestite in vello sintetico, ma a volte anche alla pelle di animale come la capra o la pecora.

A Scapoli è presente il Museo Internazionale della Zampogna intitolato al suo ideatore Pasquale Vecchione. Un istituto che raccoglie delle rarità, unico al mondo per le sue caratteristiche e per la struttura curata in ogni aspetto. La sede museale si trova nel Palazzo Mancini, che domina il paese dalla sua altezza. Il Museo è dislocato su tre piani, e qui è possibile ammirare numerose e pregiate zampogne provenienti da ogni parte del mondo e prodotte in varie epoche, catalogate tematicamente. Si tratta di strumenti di rara bellezza e raro prestigio nella fattezza. Una struttura che ospita anche una vasta documentazione iconografica e letteraria, foto d’epoca e un’antica bottega artigiana dedicata agli storici costruttori scapolesi di zampogne e ciaramelle: Benedetto Di Fiore, Ettore Di Fiore, Gerardo Guatieri, Luciano Di Fiore e Palmerino Caccia. Uomini, questi, che hanno trasmesso alle nuove generazioni la passione per una straordinaria arte. Nel museo è presente anche un presepe permanente di scuola napoletana realizzato dai maestri d’arte Capuano di San Gregorio Armeno, a Napoli. La straordinaria struttura museale ogni anno si arricchisce di nuovi e pregiati strumenti provenienti da tutti gli angoli della terra, continuando nel compito di portare alla luce l’anima di un piccolo paese che ha saputo puntare sull’economia fondata sulla cultura. Alla zampogna è dedicato anche un Festival Internazionale che, dal 1975, si tiene ogni anno durante l’ultimo week-end di luglio e che richiama migliaia di turisti da ogni parte d’Italia e del mondo. Si tratta di una delle manifestazioni più belle della piccola regione molisana, in cui musica ed esibizioni spontanee di musicisti e ballerini trasformano il piccolo borgo in un paese allegramente in festa, al suono delle magiche melodie della zampogna.









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