Poste Italiane: emissione francobollo Isola del Tino

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Comunicato Stampa – Media Relations – Servizio di Comunicazione Territoriale Sud | Renato Migliuolo

Immortalare l’isola del Tino con un valore postale in occasione della festività di San Venerio vuole esprimere la devozione degli abitanti del Golfo della Spezia al Santo protettore e nello stesso tempo celebrare la rinascita dell’isola del Tino grazie alle straordinarie sinergie tra realtà istituzionali (quali MIBACT, MIT, MISE, Diocesi, Scuole, Università, Enti di Ricerca, Comuni, Parchi) e volontariato, messe in campo e coordinate dalla Marina Militare Italiana che detiene la custodia dell’isola e ne preserva il patrimonio naturalistico e culturale.

“Tyrus major” si leggeva sugli antichi portolani ed era l’isola di un santo marinaio, Venerio (560-630), che placava le tempeste con la forza della sua preghiera, che accendeva fuochi notturni sulla sommità della roccia per orientare i naviganti e che insegnava ai pescatori l’uso della vela latina, più maneggevole e sicura, condividendo già allora i valori di cura per la gente di mare connaturati nella stessa Marina Militare.

“Isola di luce e di preghiere”, di leggende e di storia, entrata nel mito da quel lontano VII secolo che la vide approdo di romitaggi del monachesimo insulare, poi sede abbaziale di ordini monastici, posizione strategica di difesa, infine presidio militare. Isola di infrastrutture solidali, con il suo faro, e di addestramento del Comando Subacquei e Incursori della Marina Militare, isola dell’arcipelago di Portovenere e patrimonio dell’umanità (Unesco).

 Isola che fa del limite una sfida: l’isola interdetta è divenuta isola accogliente per associazioni e scuole, e a misura di handicap con percorsi e attività dedicati, garantendo nel contempo la propria “mission”.

L’isola del Tino, triangolo roccioso, situato nell’estremità occidentale del Golfo della Spezia, poco più di 0,127 kmq, con un perimetro di circa 2 km, si erge fino a 117 mt s.l.m., coperta da rigogliosa flora mediterranea, tra bianche falesie, cave di marmo Portoro, strida di gabbiani e fondali ricchi di vita. Il faro di San Venerio svetta sulla sommità: costruito su un bastione tardomedievale di probabile origine genovese, illumina la notte dal 1840 quando fu costruito dal Genio della Regia Marina.

Caserme, batterie, postazioni di tiro e di luce raccontano la storia militare dell’isola, mentre un’area archeologica costituita da tre chiese (dal VI sec. al XV), da un chiostro benedettino del 1100, da tombe e cisterne ne testimonia il cuore sacro. Fu meta di pellegrinaggi europei e luogo di molti saccheggi da parte di pirati e saraceni attratti dalla ricchezza dei monaci.

 La Marina Militare è fiera di condividere la storia plurimillenaria, la cultura religiosa, artistica, tecnologica, militare e la natura incontaminata dell’isola del Tino con il mondo, donando la chiave di accesso per visitarla alle associazioni che ne faranno richiesta, potendo proporre diversi percorsi tematici, fruibili anche dai diversamente abili.                            

Un territorio come quello del Tino è un paesaggio di una bellezza rara ed estatica, che cura con la sua semplice visione ma è anche un paesaggio che necessita di cure per la fragilità e complessità del territorio e per la funzionalità tecnica e infrastrutturale da garantire.

Di questo si occupa il Comando Marittimo Nord che, insieme agli uomini e alle donne del Comando Zona Fari e Segnalamento Alto Tirreno e della Direzione Genio Militare per la Marina della Spezia, garantisce che il funzionamento del presidio luminoso sia sempre efficiente e che natura, storia e cultura rimangano patrimonio tutelato e memoria condivisa per le future generazioni.









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