I luoghi dei briganti fra il Taburno e il Matese

Condividi articolo

Brigante deriva dalla voce gallica briga, che vuole dire forza, prepotenza. Dal gallico briga si passò al latino medioevale brigator (attaccabrighe) e poi all’italiano brigante. I briganti infestavano i luoghi, si dileguavano senza lasciare traccia, venivano aiutati dalla popolazione con mezzi, armi. Venivano avvertiti su controlli e movimenti di truppe.

I monti del Matese e il Taburno erano le sedi ideali per le loro scorrerie, boschi folti, grotte, dirupi, anfratti dove trovare nascondiglio e rifugio e dove muoversi in tutta sicurezza. I briganti avevano percorsi privilegiati dove si muovevano frequentemente. Uno dei più battuti in Valle Telesina era il percorso attraverso il quale passavano dal Taburno al Matese.

Nella Piana di San Lorenzo Maggiore sorgeva il convento di Santa Maria della Strada. Nei pressi scorre il fiume Calore dove era situata una delle maggiori scafe che metteva in comunicazione le due sponde e i due versanti dei monti che cingono e chiudono la valle stessa. Presso il convento sono attestati numerosi fatti di sangue tra soldati e briganti. Nel 1862 in uno scontro rimasero uccisi un sergente piemontese (poi seppellito a Ponte) ed un brigante (riconosciuto come abitante di Vitulano).

Spesso i briganti mettevano a segno estorsioni che ricostruiscono i loro movimenti e i loro luoghi di elezione, come l’assalto ad un traino, carico di sale in località Cerasella nel comune di Melizzano ai danni di un bottegaio di San Lupo che faceva ritorno da Caserta; un’altra estorsione, in località Calcara di Orlando nel comune di San Lorenzo Maggiore, vide coinvolto un venditore di granaglie di Fragneto Monforte di ritorno da Cerreto Sannita dove si era recato a vendere la sua merce.

Solopaca era un punto di sbocco dal Bosco di Santo Stefano, importantissimo. Per questo si pensò d’istituire un distaccamento spostando una parte dei soldati d’istanza a Vitulano. I dintorni di Cerreto Sannita, forse per aver dato i natali al famoso brigante Cosimo Giordano, erano i luoghi dove si svolgevano numerose scorrerie. Il 16 luglio 1862 nell’abitato di S. Lorenzo Maggiore furono catturati due benestanti.

I briganti spesso catturavano i benestanti del circondario per poi chiederne il riscatto alle famiglie, una delle pratiche più usate per convincerle a pagare e far pervenire ad esse un orecchio mutilato del povero malcapitato. In meno di un mese, nel 1862, furono rapiti quattro benestanti di San Lorenzo Maggiore, uno di Cerreto, uno di S. Lorenzello, uno di Faicchio, e si tentò di catturare il più ricco proprietario del Circondario, Salvatore Pacelli di San Salvatore Telesino, che sfuggì alla cattura riuscendo a mettersi in fuga.

La situazione era così preoccupante che la giunta comunale di Cerreto Sannita chiese aiuto all’ On. Francesco Garofano, allora deputato nel Parlamento italiano per il Circondario di Cerreto Sannita. Si legge nella lettera inviata all’Onorevole: “…Questo Circondario versa in pessime condizioni relativamente al brigantaggio. Ogni sforzo tentato finora di combatterlo ha dato, purtroppo, scarsi risultati”.

Che i briganti si spostassero prevalentemente dal Taburno al Matese e viceversa lo attesta il rapimento e l’assassinio del sig. Melchiorre di San Lorenzo Maggiore, prima mutilato di un orecchio e poi bruciato sui monti del Taburno. Quando le truppe regie, partite da Vitulano, si diedero alla caccia dei briganti, questi si spostarono sul Matese.









Print Friendly, PDF & Email