L’uso della pietra e il culto dei morti: simbologia di cippi funerari e lapidi marmoree

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Un’usanza che sembra non essersi persa con il tempo è quella di edificare una lapide, un cippo marmoreo, una croce nel luogo dove hanno trovato morte violenta le persone: ad esempio lungo le strade a seguito di incidenti stradali.
Per molti può sembrare solo una sorta di omaggio alle vittime, figlia di un’umana pietà che ne vuole tenere viva la memoria, eppure in quel modo si richiamano antiche ritualità che affondano le radici nella notte dei tempi.

L’uso della pietra sotto forma di sasso, lavorato o grezzo, trova un ruolo importante nella dimensione sacrale dei nostri antenati; l’uomo aveva assegnato agli elementi naturali varie simbologie. La pietra è una delle ierofanie (segni del sacro) primordiali più importanti per il suo richiamo alla Terra intesa come la Grande Madre.
La pietra, in quanto materiale “eterno”, viene associata all’anima; la pietra viene ritenuta l’elemento centrale nel rapporto tra il terreno e il divino, in tutte le religioni. La pietra, nelle sue svariate forme, media la preghiera, favorisce il contatto con il divino.

Già i dolmen basterebbero a testimoniare l’uso sacrale della pietra, ma le piramidi egizie ne sono la più manifesta testimonianza: la pietra immortale che conserva l’anima per sempre, del resto anche Cristo fonda la Chiesa su una pietra a testimoniare, simbolicamente, la vita eterna.

Nella cultura cristiana l’uomo si compone di anima e di corpo, l’anima è per l’uomo il suo principio vitale ed essenziale, l’anima sopravvive alla morte del corpo, è immortale. L’anima è l’unico elemento che ci proietta nell’aldilà: bisogna tenerla stretta a noi, legarla alla nostra esistenza spirituale in ogni modo.
Quale migliore elemento della pesante pietra per racchiudere un’anima, per non farla volare via, per non essere condannati ad una vita non più eterna, perché il corpo si è separato da essa?

Secondo la tradizione, l’anima di un corpo che muore in modo violento comincia a vagare disperata, una disperazione eterna. Se in un tempo, relativamente breve, non si trovi il modo di “ancorarla” ad esso, bisogna correre ai ripari, posare, prima possibile, una pietra, ferma, incastonata, incastrata, che imprigioni l’anima che vaga senza meta nei dintorni che, solo così, troverà pace e donerà pace.
Quando, lungo le strade, troverete un cippo, un marmo, una croce, sappiate che dietro c’è una storia lunga millenni, la storia dell’uomo.









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