La cappellina della Madonna delle Grazie di San Lupo, memoria della Peregrinatio Mariae del 1948

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Foto di Barbara Serafini

Che sia a piedi o in bicicletta, in auto o in Vespa, è difficile che non l’abbiate mai notata, Sulla Statale Sannitica, quando da San Lupo vi recate verso Pontelandolfo, ai confini con il territorio di Casalduni, all’angolo di una strada che porta verso il percorso archeologico del territorio cerretese, si trova una cappellina in pietra, con la figura di una Vergine maiolicata. La dedica dice “A Maria SS. delle Grazie, visitatrice augusta qui acclamata con giubilo a dì 11 marzo 1948 – affinché rimanga, accudisca, protegga”. La Madonna delle Grazie, riprodotta dal bassorilievo in maiolica, è la regina del Sannio; quella venerata a Benevento, nel bellissimo tempio-santuario, quella amata in ogni dove, anche nella vicina Cerreto, per dirne una. Non è difficile capire, dunque, che questa cappellina è uno dei memoriali della Peregrinatio Mariae del 1948, quando l’Arcidiocesi di Benevento organizzò una trasferta della statua cittadina attraverso tutti i paesi del territorio diocesano.

Durante la Peregrinatio, un po’ alla stregua di ciò che ancora accade oggi, la statua della Vergine sostava per circa 24 ore in ogni punto di preghiera diocesano. Erano 24 ore intense, in cui tutta la devota comunità religiosa veniva invitata a partecipare a forme di Adorazione, celebrazioni eucaristiche, preci e attività di rosario, oltre che a piccole forme di pellegrinaggio. Nel 1946 la Vergine beneventana peregrinò dal 6 marzo al 16 maggio. Fu la prima volta che in provincia di Benevento si viveva un evento religioso così partecipato, sentito e coinvolgente. Non a caso: era il periodo in cui gli strascichi del secondo dopoguerra si facevano ancora sentire. Si doveva pensare a ricostruire. L’Italia era beneficiaria, insieme ad altre nazioni, di fondi che provenivano dagli USA per la rigenerazione urbana e sociale, il cosiddetto Piano Marshall, che prevedeva un contributo di circa 13 miliardi di dollari in quattro anni per ricostruire e reinventare. In Italia si ricostruiva anche in vista delle prime elezioni repubblicane.

Foto di Barbara Serafini

Erano gli inizi della Guerra Fredda, quando la Chiesa cattolica avvertiva la minaccia del comunismo e intendeva ravvivare la fede cristiana con la presenza concreta dei Santi e di Maria, che incontravano fedeli e devoti, che si mischiavano tra la gente. Portare le icone sacre fra la gente voleva dire portare fiducia e speranza. E così, territori devastati dai bombardamenti, quando le famiglie piangevano la scomparsa dei loro cari, accoglievano in festa la Madonna delle Grazie con spari, questa volta a festa, e carovane di auto e ancora processioni a piedi di fedeli. In quel periodo erano tante le scolaresche che, accompagnate dai loro docenti, andavano a far visita alla Vergine. Così accadde anche a San Lupo. E ancora, offerte dal popolo: tra gli importanti doni votivi della popolazione del territorio, a San Lupo la Vergine ebbe in dono un cuore d’argento.

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