“Mò vene Natale”: viaggio tra curiosità e simboli legati al Natale

Condividi articolo

La scelta del 25 dicembre come giorno di Natale fu presa dal papa Liberio nel 353 nel tentativo di sovrapporre il rito cristiano alla festa pagana del “Natalis Solis Invicti”, un culto di origine orientale che aveva grande diffusione in Roma dove si celebrava la nascita del Sole con giochi in cui si compivano sacrifici pubblici.

Per quanto si e portati a credere, i vangeli canonici non descrivono la nascita di Gesù e la narrazione classica è frutto in parte dei vangeli apocrifi, ma soprattutto della narrazione popolare che ha dato vita ad un immaginario ricco di fantasia che è giunto fino a noi.

Solo Luca descrive in parte la nascita di Gesù, Marco non ne parla affatto, Giovanni ne accenna in maniera poetica e Matteo la richiama nella “strage degli innocenti” nelle intenzioni di Erode di voler uccidere tutti i nuovi nati nel tentativo di eliminare un nuovo re di cui non si conosceva l’identità: Gesù.

La data del 25 dicembre non è, dunque, la data di nascita di Gesù ma gli studiosi calcolano che egli sia nato tra il IV e V secolo e secondo il monaco Dionisio Exigeno si colloca nel 754 dopo la fondazione di Roma.

Vi sono dei dubbi sullo stesso luogo di nascita, essendo Gesù chiamato il “nazareno”. Alcuni studiosi sostengono sia nato a Nazareth e non a Betlemme, che a quei tempi era ritenuta una città pericolosa, e la collocazione a “Betlem” si ricollega alla tradizione davidica essendo ritenuta “città di Davide”. L’evangelista Luca, infatti, dice che nella città di Davide “…è nato per voi un salvatore”.

Secondo la tradizione i magi sono tre eppure nei testi siriaci si parla di un quarto mago di nome Artibano di Ecbatana partito in ritardo e che non fece in tempo ad unirsi alla carovana dei tre re. Solo dopo diversi anni e peripezie arrivò all’incontro con Cristo proprio mentre questi stava morendo crocefisso sul Golgota. I tre magi rappresentano le tre età della vita: Gaspare la giovinezza, Baldassarre la maturità e Melchiorre la vecchiaia. Infatti Gaspare è rappresentato imberbe, Baldassarre maturo e Melchiorre vecchio e canuto.

Nella tradizione i Magi portano oro, incenso e mirra; in realtà solo di Melchiorre si sa che portasse in dono oro mentre i doni degli altri due, incenso per Gaspare e mirra per Baldassarre, sono delle attribuzioni simboliche, in quanto l’incenso rappresenta la purezza e la mirra che Gesù fosse figlio di Dio; la mirra era conosciuta nell’antico Egitto, dove era utilizzata nell’imbalsamazione. Non a caso a portarla in dono è Baldassarre, il re africano, mentre Gaspare rappresenta l’Asia e Melchiorre l’Europa. Il cammino dei magi durò, secondo alcuni, tredici giorni per altri nove mesi, essi furono guidati dalla luce della stella cometa, forse la cometa di Halley ma non tutti gli studiosi sono concordi nell’identificazione della stella con tale cometa perché essa è comparsa 12 anni prima della nostra era.

Un’altra curiosità è se Gesù sia nato in una grotta o in una stalla. Secondo Luca, Maria e Giuseppe trovarono ricovero in una stalla dopo essere stati rifiutati in più locande, ma nei vangeli apocrifi la nascita del Salvatore è collocata sempre in una grotta. È evidente che al tempo le stalle erano, spesso, collocate nelle grotte e la distinzione è più in termini che nei fatti! La presenza del bue e dell’asino è anche una citazione riportata solo nei vangeli apocrifi. Secondo il profeta Isaia, il bue e l’asino rappresentano il creato e sono creature di Dio loro creatore.

I vangeli apocrifi sono un gruppo di testi a carattere religioso che si riferiscono alla figura di Gesù Cristo che nel tempo sono stati esclusi dal canone della Bibbia cristiana in quanto in contraddizione con l’ortodossia cristiana. Il termine apocrifo, infatti significa “da nascondere, riservato a pochi”. I vangeli apocrifi irrompono nella scena musicale italiana con l’album La buona novella di Fabrizio De André, dove il cantautore li rielabora in maniera originale. De Andrè vede nella figura di Gesù il prototipo del rivoluzionario secondo cui la tradizione cattolica non è che una mistificazione del messaggio evangelico originale.









Print Friendly, PDF & Email